Giovedì 22
luglio
– Petra |
Ore 8.00, siamo dinanzi al
sito con scarpe comode e
tanta acqua, pronti a scoprire
questa antica città,
scolpita nella roccia di
pietra arenaria multicolore,
dichiarata "Patrimonio
universale dell'umanità".
Petra fu la capitale del
regno dei Nabatei, una
popolazione nomade
proveniente dall'Arabia
occidentale che si fermò qui
(dove prima cerano gli Oriti
e poi gli Edomiti) nel VI
secolo a.C.. Essi,
grazie alla posizione
strategica, assunsero il
controllo dei commerci,
arricchendosi imponendo dazi
per il passaggio delle
carovane lungo la via da
Aqaba verso il nord, e
fornendo risorse e
approvvigionamenti agli
uomini e agli animali. La
loro influenza si estese
verso il nord fino ad
occupare Damasco e
prosperando fino al 106 d.C.
quando l’imperatore Traiano
la conquistò ed iniziò la
sua decaduta.
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Nel 363 fu
distrutta da un terremoto ma
continuò ad essere abitata.
La città passò bizantini,
musulmani, crociati e
mamelucchi e a partire dal XIV secolo, nel mondo
occidentale non se ne ebbero
più notizie, da qui
l’appellativo di città
perduta. Venne riscoperta
nel 1812 dal viaggiatore
svizzero Johann Ludwig
Burckhardt che riuscì a
penetrarvi, nonostante la
sorveglianza dei beduini,
fingendo di essere un arabo
proveniente dall’india
desideroso di offrire un
sacrificio sulla tomba del
profeta Aronne.
Tornando alla visita, c'è da
dire che i primi 500 metri fino
al siq si possono fare sia a
cavallo che in calesse,
mentre il siq solo col
calesse. Noi chiaramente
optiamo per le nostre gambe.
Il
primo tratto della strada di
accesso alla città ci fa
ammirare i
cosiddetti Blocchi di Ginn,
dedicati agli spiriti
guardiani della città, e
subito dopo, scavata nella
roccia, la Tomba degli
Obelischi.
Arriviamo all’inizio del Siq
dove c’è un piccolo emporio
e dove finalmente vediamo la
“mirra”.
Il Siq è l’ingresso
principale della città ed è
una gola naturale che i
Nabatei allargarono in parte
e i romani pavimentarono. La
prima cosa che ci colpisce,
oltre ai colori delle rocce,
è la presenza di 2 ingegnosi
canali di scorrimento per la
raccolta delle acque
piovane.
Uno, quello nabateo,
sulla parte sinistra (a
circa 1 metro d’altezza) e
l’altro quello romano a
destra. Inoltre nel Siq
vediamo delle belle tombe
rupestri, ciò che resta di
una carovana di uomini e
cammelli scolpita nella
roccia e rappresentazioni
delle divinità nabatee tra
cui Dusharà. Ma tutto il Siq,
veramente suggestivo, merita
un approfondimento per la
sua bellezza.
Noi però, curva dopo curva,
non aspettavamo altro che
rivivere, questa volta con
la luce del giorno, lo
stupore provocato dalla
vista del Tesoro. Infatti
alla fine della gola,
bruscamente ecco la visione
spettacolare dell'edificio
più noto di Petra. Altro
Oohhh di ammirazione!
L’edificio di stile
ellenistico ed interamente
scolpito nella roccia ha
facciata larga 30 metri e
alta 43 metri (il piazzale
originario si trova 2 metri
sotto l’attuale per via
della sabbia che nel tempo ne ha
alzato il livello) ed è
costituita da un portico a 6
colonne sovrastato da un
timpano.
Il suo colore rosa
è dovuto all'arenaria
ferrosa di cui è composta la
parete ed il nome deriva da
una leggenda secondo cui vi
era stato nascosto un
tesoro, per questo la parte
superiore è stata
danneggiata dai beduini. In
realtà si tratta di una
tomba rupestre fatta
costruire dal re Areta III
(87-62 a.C.). Probabilmente
il fatto che la facciata sia
così ben conservata è perché
il piazzale dove si trova è
circondato da alte pareti di
roccia ed è ben protetto sia
dalla sabbia che dalla
pioggia.
Restiamo incantati per
diverso tempo ad ammirare
quello che i nostri occhi
vedevano e chiaramente a
scattare numerose
fotografie.
Lasciamo il piazzale del
Tesoro proseguendo (si può
fare sia in cammello che con
gli asinelli fino alla fine
del sito) a destra nella
cosiddetta strada delle
Facciate, dove la gola si
allarga sempre più scoprendo
tanti altri monumenti
funerari scolpiti nella
roccia fino a creare una
vera necropoli (44 in
tutto).
E qui iniziamo una vera e
propria esplorazione
passando da tomba a tomba
dalle varie foggie e dai
variegati colori naturali
che vanno dal rosso al rosa
al giallo e al blu. E mentre
esploriamo siamo spesso
circondati da bambini
beduini che ci vogliono
vendere i loro souvenir e
incredibilmente sanno anche
l’italiano (lo stretto
necessario per il loro
lavoro).
Alla fine della gola, sulla
sinistra, compare un
incredibile teatro
semicircolare con 33 gradoni
scavato nella roccia, e
quindi di un incredibile
color rosa, costruito dai
Nabatei nel I secolo d.c. e
poi ampliato dai romani. A
questo punto sono le 11.30 e
il caldo si fa sentire, per
cui facciamo una breve sosta
a un punto di ristoro e poi
entriamo nella valle
tralasciando sulla nostra
destra le Tombe Reali (che
vedremo al ritorno).
Saliamo su di una collinetta
per vedere la chiesa
bizantina recentemente
aperta al pubblico (belli i
suoi mosaici) poi scendendo
vediamo dall’alto la Via
Colonnata, il Grande Tempio
e il Qasr Al Bint, Il
Palazzo della Figlia del
faraone e arriviamo alla
fine della città.
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Breve sosta all’ombra del
ristorante dove ci riposiamo
e dove Josef ci lascia
liberi per l’intero
pomeriggio raccomandandoci
di non prendere gli asinelli
per arrivare al Monastero in
quanto, come dice
letteralmente
“l’assicurazione non
risarcisce in caso di
incidente” aggiungendo che
si erano verificati diversi
incidenti mortali per cadute
dagli asinelli sia durante
la salita che durante la
discesa.
Tutto il gruppo decide di
affrontare a piedi (ciascuno
con i propri tempi) la
scalata per il Monastero
partendo in maniera
scaglionata quando ognuno si
sentiva pronto. Noi, dopo
aver preso il pranzo al
sacco, alle 13.30 iniziamo
la salita dei 800 scalini
(di varia altezza e forma e
non tutti scalini) che ci
porteranno a scoprire
un’altra meraviglia Nabatea.
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La salita si rivela
veramente faticosa, anche
per grande caldo e il sole a
picco, ma dopo 45 minuti,
varie soste, costeggiando
più di un precipizio e evitando gli
asinelli condotti da
ragazzini beduini, che
scendono e salgono a rotta
di collo, arriviamo in uno
spiazzo insignificante ma
appena ci volgiamo alla
nostra destra… eccolo
maestoso il Monastero (Ad-Dair).
E’ più grande del Tesoro, la
facciata è alta 45 m e larga
50 m ed il portale è alto 8
m. Il nome di Monastero
deriva dal fatto che al
tempo dei bizantini fu usato
come luogo di culto
cristiano. Lo ammiriamo da
tutte le angolazioni e dopo
essere saliti ancora per
visitare i due punti
panoramici (uno sulla città
di Petra e l’altro sul Wudi
Rum) riscendiamo nella
città.
Alla fine della discesa,
breve sosta al “bar” del
ristorante e iniziamo il
percorso per tornare
indietro attraversando il
centro della città nabatea.
Quindi visitiamo il Qasr Al
Bint che, alto 23 metri, ha
la rara caratteristica, per
la città di Petra, di essere
un edificio costruito e non
scavato nella roccia. Poi
dopo aver attraversato la
Porta di Traiano o del
Temenos, passiamo per il
Tempio Grande e percorriamo
la via colonnata, la via
centrale di Petra (la strada
era larga 6 metri,
delimitata da imponenti
colonne di arenaria
rivestite di marmo) il tutto
avendo come sfondo la
montagna con le Tombe Reali.
Arrivati di nuovo alla base
della montagna, Antonietta
si ferma all’ombra di una
roccia mentre io mi faccio
un altro centinaio di
scalini per raggiungere le
Tombe Reali.
Prima tappa la tomba
dell’Urna (la più imponente
con la sua terrazza aperta),
poi la tomba della Seta
(chiamata così per via delle
striature colorate della sua
facciata), la tomba Corinzia
(assomiglia al Tesoro anche
se la sua facciata risulta
molto danneggiata dalle
intemperie) e poi la tomba
Palazzo (la cui parte
superiore è formata da
blocchi di pietra
riportati).
Tutte veramente
spettacolari.
Riprendiamo il cammino sulla
strada delle Facciate dove
incontriamo la salita che
porta al Sacrificio da cui
si può godere il panorama di
Petra. Noi rinunciamo perché
veramente stanchi (ci
vorrebbero almeno 2 giorni
per visitare tutta la
città).
Arriviamo di nuovo al
Piazzale del Tesoro è qui si
nota ancor di più che i
colori dei monumenti di
Petra variano a seconda
dell’inclinazione del sole
dando alle facciate un
aspetto sempre affascinante
ma differente.
Un’ultima occhiata con
relativa foto al Tesoro e
risaliamo il Siq.
Arriviamo in albergo alle
18.30, stanchissimi fa
contenti. Per cui ci
godiamo, dopo tanta acqua,
una bella birra gelata al
bar dell’hotel, dove
torniamo dopo cena con il
resto del gruppo per passare
la serata.
Venerdì 23
luglio
– Piccola Petra ... |
Alle 8.00 lasciamo Petra e
dopo pochi chilometri
arriviamo a Siq Barid
(Piccola Petra).
All’entrata del sito,
ingresso gratuito, vista
l’ora non abbiamo trovato
beduini venditori, per cui
dopo aver passato il
piazzale che ha ospitato il
concerto per Pavarotti
entriamo nel sito
attraversando una piccola
gola (un mini Siq) e ci
troviamo dinanzi un piccolo
tesoro.
All’interno del sito spicca
il piccolo santuario di
Duthu Ashara, il dio
principale dei Nabatei.
Piccola Petra fu pensata per
ospitare le carovane
provenienti dall'Arabia e
dall'Oriente, per cui i
Nabatei scavarono prima
delle piccole grotte per poi
arrivare a costruirne di
grandiose che venivano
adibite a vere e proprie
abitazioni.
Purtroppo il sito fu
abbandonato per cui i
beduini lo hanno usato come
abitazione per loro e per i
loro animali accendendovi
dei fuochi che hanno
annerito diverse grotte
(anche se non ufficialmente
alcuni beduini continuano a
dormirci per poi sparire
all’alba).
Anche all’interno di Piccola
Petra c’è una scalinata di
diversi gradini che porta ad
un punto panoramico con
tanto di posto di ristoro.
Il sito è bello, veramente
un gioiello, ma dopo aver
visto Petra… un
consiglio, prima vedete
Piccola Petra e poi Petra!
Lasciamo il sito e passiamo
di nuovo per il villaggio
beduino di Wudi Musa per poi
salire in alto sulle
montagne (bello il panorama
su tutta la terra Nabatea)
per poi puntare sul deserto
del Wudi Rum.
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