Martedì 30
giugno – Konya –
Pamukkale |
Alle 7.00 del mattino
lasciamo la Cappadocia
direzione Konya.
Lungo il percorso, dopo
circa 140 Km di immense
praterie tipiche
dell’Anatolia, ci fermiamo
per visitare (e per
sgranchirci le gambe) il
Caravanserraglio di
Sultanhani.
I caravanserragli erano i
posti di ristoro dei
mercanti e dei viandanti,
quello di Sultanhani fu
costruito nel 1229 dal
sultano Alaeddin Keykubad I
e dopo un incendio venne
restaurato nel 1278
diventando il più grande
caravanserraglio della
Turchia. Di grande impatto è
l’entrata, all’interno un
cortile con al centro una
piccola moschea, tutto
intorno stanze, cucine,
bagni, sul retro la grande
stalla (ahir).
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Dopo circa un’ora
ripartiamo. Arriviamo a
Konya e subito visitiamo il
Mausoleo di Mevlana
Celaleddin Rumi (1207-1273),
fondatore del movimento
mistico dei "dervisci
rotanti" o “danzanti”. Il
mausoleo, ricoperto di
mattonelle verdi, è la
costruzione più famosa di
Konya. Accanto sorge
l'antico seminario dei
dervisci, ora trasformato in
museo d’arte islamica e
conserva i manoscritti che
racchiudono l'opera di
Mevlana, come pure oggetti
di culto, strumenti musicali
ed altro appartenuti
all'Ordine. Dopo la visita
pranziamo in un ristorante
caratteristico ricavato in
un’antica stalla alla
periferia della città.
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Ripartiamo, percorrendo la
“strada delle ciliegie”,
così l’ho ribattezzata,
kilometri e kilometri di
alberi di ciliegie (mature e
con i contadini a
raccoglierle) e alle 18.00
circa arriviamo a Denzil,
dopo altri 10 minuti e 650
Km totali, a Pamukkale,
letteralmente tradotto dal
turco "Castello di cotone".
Ci si presenta davanti gli
occhi un altro spettacolo
fiabesco… le famose cascate
pietrificate (foto di rito
dal basso, visto che ci
andremo il giorno dopo), poi
raggiungiamo il nostro
hotel, il Lycus River:
ottimo.
Noi, Doriana e Carlo ci
precipitiamo nella piscina
termale (con acqua
caldissima) dell'hotel, poi
nella yacuzzi ed infine io
ed Antonietta, all’interno
del bagno turco, ci siamo
fatti fare un hammam (25 € a
testa) con tanto di the alla
mela nel momento del relax.
Favoloso… siamo rinati!
Mercoledì 1
luglio –
Hierapolis –
Aphrodisias –
Kusadasi |
La giornata che ci aspetta
si preannuncia lunga e
impegnativa per cui sveglia
alle 6.00 e, dopo la prima
colazione, alle 7.00 siamo
già davanti l'antica città
di Hierapolis (dichiarata
Patrimonio dell'Umanità
dall'UNESCO) distante poche
centinaia di metri
dall'hotel.
Il sito della città termale
di Hierapolis raggiunse il
suo massimo splendore nel
periodo romano, ma nel I
secolo d.C. tre devastanti
terremoti la colpirono e
dopo quello del XIV secolo
fu abbandonata. Iniziamo la
visita dalla Necropoli,
(esempio di architettura
funeraria dell’Asia Minore)
con sarcofaghi sparsi
ovunque, per poi arrivare al
Teatro romano (sembra una
piccola arena) veramente
bello con le statue, le
colonne, gli archi e la
gradinata quasi
perfettamente conservati.
Il sito di Hierapolis è
l’unico ad avere le
spiegazioni in italiano in
quanto una missione italiana
(sponsorizzata dalla Fiat)
si sta occupando degli scavi
e della catalogazione dei
vari reperti.
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Scendiamo dalla collina in
cui sorge il teatro e
davanti ai nostri occhi si
mostra, lungo tutto il
fianco della montagna, un
luogo fiabesco e magico di
un bianco abbagliante.
Non è neve, ne ghiaccio, ne
cotone ma rocce di calcare e
travertino che formano una
fantastica formazione di
castelli pietrificati,
stalattiti e cataratte
d'acqua calda che creano
delle piccole piscine di
colore azzurro e verde.
Tolte le scarpe ci
immergiamo subito in queste
piccole piscine.
E’ piacevole camminare a
piedi nudi e sguazzare
nell'acqua a tratti tiepida
a tratti molto calda, tanto
più che queste acque hanno
proprietà curative (alcune
persone in costume si
cospargono l’intero corpo
con il calcare).
Lo spettacolo è notevole, e
con il riverbero del sole
ancor di più. Peccato che
non tutte le piscine hanno
l’acqua (scopriamo che la
alternano per non sprecarne
tanta).
Sarebbe bello rimanere ad
oziare in “questo paese
delle meraviglie”, ma il
tour ha le sue “esigenze”…
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Per cui alle 11.30 ci
rimettiamo in cammino,
prossima tappa il sito di
Aphrodisias che raggiungiamo
alle 13.30 circa.
Visitiamo questo
insediamento greco-romano
consacrato alla dea della
bellezza e dell’amore
(appunto Afrodite) partendo
dal Teatro (capienza 5.000
persone) per poi passare per
una basilica, un mercato,
delle abitazioni, dei bagni,
una porta monumentale, lo
Stadio (capienza 30.000
persone, sembra più un
ippodromo vista la sua forma
allungata), l’Odeon (teatro
coperto) fino al Tempio di
Afrodite (in posizione
isolata rispetto al resto
delle rovine).
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La visita risulta abbastanza
faticosa. Sarà perché il
sito si trova in aperta
campagna (si sentono le
cicale), sarà per il caldo
asfissiante, anche vista
l’ora, il risultato è che
soffriamo in maniera
impressionante. Forse è per
questo che i visitatori sono
veramente pochi (almeno
questo).
Ripartiamo direzione
Kusadasi, e dopo altri 150
Km arriviamo alla cittadina
di Selcuk dove, come in
tutti i tour (purtroppo), ci
tocca assistere ad una
sfilata di capi in pelle.
Naturalmente, a parte le
filippine, nessuno ha
comprato, però almeno ci
siamo presi un delizioso the
alla mela.
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Dopo questa mezz’ora persa
raggiungiamo alla periferia
di Selcuk le rovine della
grande basilica (m 110 x 40,
a tre navate) di San
Giovanni Evangelista eretta
dall'imperatore Giustiniano
nel secolo VI sui resti di
una precedente chiesa
(secoli II e IV) che, narra
la leggenda, custodiva la
tomba dell’apostolo
Giovanni, morto vecchissimo
ad Efeso. Non è rimasto
praticamente nulla
dell'edificio originale a
parte la porta e gli scalini
di marmo dell'entrata che
comunque permettono di farsi
un'idea della sua antica
magnificenza. Le viste, da
dentro, sono molto belle.
Per cui è un posto che
valeva la pena visitare.
Dopo le immancabili foto,
raggiungiamo Kusadasi e
scendiamo all’hotel
(___-__-__).
Cena, e subito dopo ci
immergiamo nella vita
notturna della città.
Passeggiamo
nell’affollatissima isola
pedonale, vicina al porto,
piena di negozi,
praticamente un grande bazar
all’aperto.
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