Venerdì 18
febbraio – Tel
Aviv -
Mar Morto -
Masada - Tel
Aviv |
Alle 8.00 siamo sul
bellissimo lungomare di Tel
Aviv a goderci il sole e ad
ammirare il mare, ci viene
voglia di fare il bagno ma
purtroppo non possiamo e
alle 8.40, puntuali, siamo
nella “multipla” di Paolo e
usciamo da Tel Aviv.
Prendiamo l’autostrada verso
sud direzione Ashdod.
Durante il tragitto ci
colpisce le innumerevoli
coltivazioni che vediamo
estendersi a perdita
d’occhio. Non per niente gli
israeliani sono famosi come
i “giardinieri” del deserto.
Arriviamo alle porte di
Ashdod, la sesta città in
ordine di grandezza di
Israele, situata nel
distretto del sud del paese
distante poco meno di 40 Km
da Tel Aviv. Essa è lo snodo
economico e strategico di
Israele. Il suo porto è il
più grande del paese dal
quale passano sia merci che
turisti (le navi di crociera
fanno scalo qui) è anche
strategicamente importante
vista la vicinanza della
Striscia di Gaza.
Noi però, visto l’esiguo
tempo a disposizione non la
visitiamo e proseguiamo il
viaggio tagliando
leggermente verso l’interno.
A mano a mano che
proseguiamo le coltivazioni
cominciano a diradarsi per
far posto al deserto.
Facciamo una breve sosta
alla periferia di Be’er
Sheva (città dichiarata
patrimonio dell’umanità
dall’Unesco per i suoi
reperti archeologici).
Proseguiamo fino a Dimona,
città israeliana nel deserto
del Negev, una delle "città
di sviluppo" che furono
create negli anni 1950 per
iniziativa di David
Ben-Gurion.
Poi finalmente ci dirigiamo
verso la meta della nostra
giornata: il Mar Morto. La
depressione più bassa al
mondo, un lago molto salato
in mezzo a un deserto che in
sé incorpora diverse
sorprese: oasi con acqua
corrente, animali, viste
panoramiche, siti
archeologici e luoghi di
resistenza contro i Romani e
di fondazione della
religione cristiana.
Quindi dai 500 metri sopra
il livello del mare iniziamo
la discesa fino ad arrivare,
per la precisione, a 417
metri sotto il livello del
mare.
Lo spettacolo è veramente
affascinante (specialmente
per il resto del gruppo in
quanto noi abbiamo fatto una
discesa simile dall’altra
parte del Mar Morto, in
Giordania). Arriviamo in
fondo e ci troviamo dinanzi
ad un Check Point (con tanto
di sbarra e soldati armati)
posto all’inizio della zona
degli Hotel che si trovano
tutti (a differenza della
Giordania) sulla estrema
parte meridionale del Mar
Morto.
Margherita vuole provare
l’esperienza di fare il
bagno nella famosa acqua
salata del Mar Morto e
provare la sua capacità di
galleggiamento ed io decido
di farle compagnia. Per cui,
comperati i costumi da bagno
in un centro commerciale,
raggiungiamo la spiaggia
attrezzata del primo hotel
che ci ispira e ci
immergiamo in acqua che
nonostante sia febbraio è
calda. La sensazione di
galleggiamento che si prova
si vede tutta nello stupore
dipinto in volto di
Margherita.
Dopo circa un’ora lasciamo
la zona degli hotel (che tra
l’altro è l’unica zona
edificata di tutto il Mar
Morto di parte israeliana) e
ci dirigiamo verso nord.
Dopo pochi kilometri
arriviamo alla città
fortificata di Masada,
abbarbicata sulla cima di
una montagna desertica che
domina il Mar Morto nella
Giudea sud-orientale.
Alla base della montagna c’è
il centro turistico dove,
dopo aver mangiato uno
spuntino nel punto di
ristoro, prendiamo la
funicolare per raggiungere
la cittadella.
Il tragitto è spettacolare:
dalla cabina si assiste ad
un panorama veramente
eccezionale che spazia tra
il deserto della Giudea, a
tutto il Mar Morto e alla
Giordania.
Arrivati in cima, assistiti
da Paolo, visitiamo la
fortezza costruita da Erode
in cui si rifugiarono 1000
zeloti e che per oltre tre
anni furono assediati da
10.000 soldati romani che
non riuscivano a
conquistarla.
Masada è
divenuta un simbolo
dell’odierno stato ebraico
tant’è vero che la sua
visita rappresenta, oltre
che per i turisti stranieri,
una sorta di rito di
passaggio obbligato per gli
alunni delle scuole del
paese ed anche alcune
reclute delle Forze di
Difesa Israeliane (IDF)
scelgono le sue mura per la
solenne cerimonia del
giuramento.
Passiamo due ore circa nella
fortezza durante le quali
Paolo ci ha illustrato i
vari edifici, come i zeloti
riuscivano a resistere
all’assedio, come riuscivano
a far fronte al loro
approvvigionamento idrico e
come al fine i romani
riuscirono a conquistarla.
Alla fine, grande delusione
da parte mia, in quanto, fin
da Roma, pregustavo la
discesa della montagna
tramite il cosiddetto
“Sentiero del Serpente”,
tortuoso tratturo che fende
la montagna offrendo
paesaggi unici.
Invece,
causa una corsa podistica in
salita che proprio in quel
momento aveva la sua
conclusione alla porta del
Sentiero del Serpente, una
delle più belle porte di Masada, siamo stati
costretti tutti a tornare
alla macchina con la
funivia…
Peccato!
Proseguiamo il viaggio
sempre costeggiando il Mar
Morto e passando prima
dinanzi Ein Gedi (un’oasi
nel deserto praticamente un
verde giardino dell’Eden con
una sorgente d'acqua pura
che scorre nel deserto e
alimenta fauna e flora
ricchissime) e poi davanti
le caverne di Qumran, dove
vennero rinvenuti i rotoli
del Mar Morto fino ad
arrivare praticamente al
confine con la Giordania e
alle porte di Jericho.
Chiediamo a Paolo se ci
porta in città ma lui ci
dice che essendo israeliano
non ha il permesso di
entrare in quanto siamo in
Cisgiordania. Anzi ci spiega
che la strada che stiamo
facendo anche se è nei
“Territori Palestinesi
Occupati” è l’unica
permessa agli israeliani.
Paolo però ci porta in un
villaggio israeliano
all’interno dei territori
occupati (con tanto di
ingresso controllato da
guardie armate) alla fine
del quale, salendo su una
stradina fino ad una piccola
piazzola possiamo ammirare
un bel panorama che spazia
sul deserto della Giudea,
Jericho sul Mar Morto fino
alla Giordania avendo alle
spalle Gerusalemme.
Dopo arriviamo alla
periferia di Gerusalemme da
dove prendiamo l’autostrada
e rientriamo a Tel Avi che è
già sera inoltrata.
Il tempo di sistemarci e
Roberto ci porta (secondo
lui) nel miglior ristorante
della città in cui si mangia
carne.
Arrivati l’aspetto non è
niente di che, sembra una
grigia osteria con le
tovaglie di carta ma,
effettivamente Roberto aveva
ragione, la carne era
squisita.
Ottima cena annaffiata da
buon vino e grappa niente
male. Poi tutti a nanna. |