Sabato 19
febbraio –
Tel Aviv -
Gerusalemme |
E' sabato e subito prendiamo
coscienza del “Sabbath”:
l’ascensore sale e scende in
continuazione fermandosi a
tutti i piani perché per gli
ebrei osservanti è proibito
premere i pulsanti, così
come, per la stesa ragione,
niente macchina elettrica
per il caffè ma solo
caraffe.
Il termine Shabbat deriva
dalla radice ebraica Shevat
cessare. Il sabato ebraico
(dal tramonto del venerdì a
quello del sabato) infatti
implica la cessazione di
qualsiasi attività
lavorativa. In questo giorno
tutti hanno diritto al
riposo: non deve lavorare né
il padrone né il servo, né
l'uomo, né la donna, perfino
gli animali da lavoro in
questo giorno devono essere
esentati dal lavoro e hanno
diritto al riposo.
Roberto ci dice che talmente
è ferrea l’osservanza del
Sabbath che addirittura non
si cucina (si fa tutto il
giorno prima), se si fulmina
una lampadina non si può
cambiarla e non si può
guidare neanche la macchina.
Infatti, saliti sulla
monovolume di Roberto con
targa diplomatica
destinazione Gerusalemme, il
traffico era quasi
inesistente, solo arabi alla
guida.
Dopo un’ora di viaggio, alle
porte di Gerusalemme notiamo
“l’orologio del Sabbath”
dove sono indicate le ore
dell’inizio e della fine del
riposo.
Dopo un buon caffè italiano
in un bar della città nuova
conosciuto da Roberto,
iniziamo la visita
dall’Abbazia della
Dormizione, sul monte Sion.
Secondo la tradizione
cristiana, venne costruita
nel luogo dove Maria
trascorse la sua ultima
notte e nel suo interno
vediamo la statua di Maria
dormiente.
Poi entriamo nella città
vecchia, circondata da mura
con otto porte d’ingresso e
divisa in 4 quartieri
(Ebraico, Armeno, Cristiano
e Musulmano), dallo Zion
Gate (la porta di Sion) e ci
troviamo di fronte le rovine
romane di Cardo. Molto
bella è la vista verso ovest
del Monte degli Olivi.
Subito dopo, in un edificio
crociato che ospita la tomba
di Davide, luogo di
preghiera per gli ebrei,
visitiamo la stanza
dell’”Ultima Cena”.
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Poi percorriamo il quartiere
ebraico (con le sue pietre
bianche) rimanendo colpiti
dagli abiti caratteristici
indossati dagli ebrei e
dalle famigliole al completo
con tanti bambini. Quindi
arriviamo al luogo sacro per
eccellenza degli ebrei: il
Muro Occidentale conosciuto
anche come il Muro del
Pianto, unico resto del
tempio di Gerusalemme. Per
accede alla grande piazza
che comprende il Muro del
Pianto bisogna passare per
rigidi controlli da parte
delle forze dell’ordine, con
tanto di metal detector come
negli aeroporti. In più
essendo sabato non è
possibile scattare foto
dall’interno della piazza
per cui per documentare il
tutto sono costretto a
fotografare dal limite dalla
piazza.
La parte destra del
Muro è riservata alle donne
mentre la parte sinistra
agli uomini. In più a
sinistra c’è un tunnel, che
altro non è che il
proseguimento del Muro,
pieno di libri sacri dove
accedono gli ebrei studiosi
più ortodossi.
Impressionante è Il
movimento oscillante degli
chassidim, vestiti di nero,
barba incolta, cappello
cilindrico dal quale
penzolano le treccine, che
muovendo la testa a scatti
si avvicinano al muro
depositando tra le fessure
la loro preghiera e baciando
la pietra. Il movimento
altro non è che la maniera
di darsi un ritmo nel
recitare le preghiere.
Purtroppo l’accesso alla
spianata delle Moschee
(sopra il Muro del Pianto)
dove sorge la scintillante
Cupola della Roccia (moschea
islamica) e altri bei
monumenti e fontane, in quei
giorni sfortunatamente per
noi era
interdetta agli occidentali
(riesco a vederne una parte
affacciandomi dall'ingresso
riservato ai musulmani).
Peccato perché è uno dei
posti più belli e
affascinanti di Gerusalemme!
Lasciata la piazza ci
inoltriamo nel quartiere
musulmano (la differenza è
notevole), pieno di
bancarelle e bazar.
Ci
concediamo una buonissima
spremuta di melograno e
subito dopo, Roberto ci
porta sul terrazzo di un
Hotel austriaco dal quale ammiriamo
un bellissimo panorama sulla
città e in particolare sulla
spianata delle Moschee.
Usciti dall’hotel visitiamo
alcune chiese nel quartiere
cristiano.
Dopo percorriamo uno dei
più importanti simboli del
cristianesimo: la Via
Dolorosa. Secondo la
tradizione cristiana
l’ultimo sentiero percorso
da Gesù, dal tribunale fino
alla collina del Golgota
dove venne crocifisso e
sepolto.
Le tappe oggi purtroppo non
sono facilmente
individuabili nella
confusione del Suq. Ne
visitiamo diverse tra cui la
cappella della
flagellazione.
Infine, arriviamo alla
Basilica del Santo Sepolcro,
meta di milioni di
pellegrini cristiani che
arrivano da tutto il mondo
per visitarla ed è un vero
crocevia delle diverse
confessioni cristiane che si
spartiscono altari e spazi
secondo regole ferree ma
spesso si intralciano tra
loro fino ad arrivare a
scontrarsi. La gestione del
Santo Sepolcro è infatti
affidata alle chiese
greco-ortodossa (che ne
occupa la parte più grande),
cattolica, armena, siriana e
copto-egiziana (quella cui
spetta un minuscolo spazio
alle spalle dell’edicola
della tomba). Alla chiesa
etiope, invece, spetta solo
una parte esterna
dell’edificio, posta sul
tetto della chiesa stessa.
Siamo fortunati, niente
fila, e quindi visitiamo,
salendo le ripide scale del
Calvario (Golgota), il foro
dove era infissa la croce di
Cristo, la pietra
dell’unzione, dove il corpo
di Gesù venne disteso prima
della sepoltura ed infine il
Santo Sepolcro.
C’è da dire che nonostante
il luogo, risulta difficile
concentrarsi in
raccoglimento in quanto in
tutta la chiesa regna
sovrano il caos, con
centinaia di persone
vocianti, gruppi di turisti
che si muovono in modo
disordinato e non ultimi gli
stessi custodi che ripetono
le cerimonie in
continuazione secondo il
loro credo.
Usciamo dalla città vecchia
dall’affollatissima porta di
Damasco e ripresa la
macchina, ci rechiamo al
Monte degli Ulivi, sede di
altri importanti siti del
Cristianesimo. Tra l’altro,
secondo la tradizione
cristiana, la tomba di Maria
si trova nella valle di
Kidron, sottostante appunto
il Monte degli Ulivi.
Dal Monte degli Ulivi si
gode un panorama
spettacolare: la veduta su
Gerusalemme che va dalla
città cinta dalle mura, con
veduta privilegiata sulla
spianata delle moschee (la
Moschea di Omar è al centro
in tutta la sua maestosità) e
alla Porta d’Oro, fino alle
valli di Hinnon e Kidron e
ai monti Moriah e Sion.
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Ma
la vista più interessante è
quella del cimitero ebraico
più esclusivo ed ambito al
mondo situato sul pendio del
monte degli Ulivi rivolto
verso la Porta d’Oro in
quanto, ci ha spiegato
Roberto, nel momento della
resurrezione dei morti, Gesù
entrerebbe in Gerusalemme
dalla Porta d’Oro e quindi i
sepolti in questo cimitero
saranno i primi ad
entrare nella città Santa
(Zaccaria 14,4).
Tant’è vero che i musulmani
hanno murato la Porta d’Oro
e si fanno seppellire sotto
le sue mura in modo da
contrastarne l'ingresso.
Ma quando finirà?
Dall’alto si vede bene anche
la chiesa russa ortodossa di
Santa Maria Maddalena con le
sue cupole dorate.
Scendiamo dal monte degli
Ulivi e, alle sue pendici,
entriamo nel giardino o
meglio nell’orto del
Getsemani (il nome deriva
dall'aramaico gat semãnê che
significa «pressoio per
olio»), il luogo dove Gesù
passò le ultime ore prima di
essere arrestato. Nel
giardino ci sono diversi
ulivi di cui almeno un paio
visibilmente molto antichi,
forse contemporanei a Gesù.
Accanto al giardino c’è la
bella Chiesa di tutte le
Nazioni detta anche Chiesa
dell'Agonia in ricordo della
solitudine di Cristo. Bel
colonnato e splendidi
mosaici, all’interno
volutamente cupo, spicca,
protetta da una bassa
recinzione a forma di
un’enorme corona di spine in
ferro battuto, una larga
porzione di roccia originale
(roccia dell’agonia) che la
tradizione ritiene sia il
luogo dove Gesù abbia
pregato la notte prima
dell’arresto.
Lasciamo il monte degli
Ulivi e purtroppo anche
Gerusalemme, dirigendoci
direttamente a Betlemme e
quindi in Palestina.
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